30/06/09

Sono nata una notte d'inverno, Roma era bianca di neve. 

il TEATRO

Amo il teatro da sempre. L'ho amato ancora prima di avere un'idea coerente di cosa fosse poi il "teatro", credo che per tutti i bambini sia così... "facciamo che io ero... e tu eri... in una barca in mezzo al mare". Adoro parlare per associazioni di immagini perché sono una maniaca della descrizione esatta: il mio pensiero non è una retta unidirezionale ma una continua ebollizione ed evoluzione di materia, a volte la ricerca di un filo logico è già una necessità indotta, un innesto, una traduzione. Voglio dar voce ad ogni tentacolo di me stessa.

la FOTOGRAFIA

  Desidero un occhio bionico con cui poter ritagliare frammenti visivi del mondo, fotogrammi, primizie di giornata. Ogni giorno si fanno incontri al di sopra dell'immaginabile. L'immaginato è un piatto prelibato fatto con ingredienti che sono già nella nostra dispensa. Alterandoci, incontrando il fuori-da-sé, così scopriamo nuovi sapori.

la SCENOGRAFIA

Nei miei sogni ciò che ricordo in ogni particolare sono gli ambienti. Gli spazi sono testimoni immobili, hanno memoria di tutto, ci conoscono, ci influenzano, ci sussurrano all'orecchio. In teatro si impara ad avere attenzione per lo spazio, si impara a proteggerne la sacralità, si rinnova la sintesi: io in funzione dello spazio, lo spazio in funzione di me. 

la CURA

Nella relazione con l'altro la cura è la dimensione della massima intimità, ovvero della massima fertilità dello scambio. La relazione senza scambio è inerte e inutile. Tutti abbiamo bisogno di cura come di acqua e di aria. L'incuria è la tomba del tempo a venire. 

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